GLI ALBERI DI DIRITTO.

(Molte le discussioni in questi giorni riguardanti i lavori che stanno interessando la zona di fronte alle case popolari dove un tempo si svolgeva il mercato settimanale, oggi spostato su via di Reginaldo Belloni, facciamo un pò di chiarezza).

Bosco Urbano – Cosa ne pensiamo noi? Ne pensiamo molte cose la prima delle quali è che quando al posto di cemento si piantano molti alberi l’intenzione ci piace molto, il progetto ci sembra davvero ottimo ma c’è anche altro e per capire tutto bisogna avere le idee chiare, proviamoci:

Ma da dove viene questo progetto? Partiamo col dire che questo è un progetto di c.d. forestazione urbana, la normativa di riferimento è facilmente reperibile sul sito del Ministero dell’Ambiente e rimanda al c.d. Decreto Clima (del 2016 – convertito con L. 141/2019) e al c.d D.M. Forestazione Urbana e Perirurbana del 09.10.2020 – li trovate entrambi qui. Le convenzioni passano poi attraverso la Città Metropolitana.

2016 – Ma allora fa riferimento a normative anche precedenti a questa giunta? Certo! Se volete saperla tutta anzi si tratta di normative che in Italia abbiamo adottato anche con un certo ritardo rispetto ad obblighi comunitari che gravavano su di noi fin dalla Direttiva CE 2008/20, in sostanza come al solito siamo in ritardo di 18 anni, abbiamo un ritardo maggiorenne.

Ma era proprio necessario realizzarlo lì? Non vige un obbligo in senso stretto di realizzarlo proprio di fronte alle case popolari ma la ratio della norma è quella di creare polmoni verdi dentro i centri abitati e comunque a ridosso e servizio di questi, ciò per diverse finalità che vanno dalla tutela idrogeologica alla semplice estetica, dal miglioramento della qualità dell’aria alla riqualificazione di una zona etc…, se ci pensate bene quella era una zona spoglia, senza alcuna barriera al rumore della via principale che gli scorre davanti e senza alcun elemento di ombra che fosse in grado di mitigare la calura estiva amplificata peraltro dall’esistenza dell’asfalto, insomma non sappiamo se ci fossero posti migliori ma quello è buono per le finalità della Legge, che poi sono finalità di miglioramento qualitativo delle nostre vite.

Ma chi lo ha fatto questo progetto? Lo ha concepito la U-Space s.r.l. (qui il suo sito) che ne ha curato gli aspetti tecnici ed è fatto veramente – ma veramente – ma veramente bene ed a noi è piaciuto così tanto che lo abbiamo votato, è nostra convinzione che sia doveroso ringraziare questa Società di giovani e capaci professionisti perchè con le loro evidenti professionalità ha colmato una lacuna amministrativa altrettanto evidente, senza di loro questo progetto non saremmo stati in grado di portarlo a compimento.

Ma questo progetto ha delle criticità? A noi non sembra affatto, anzi è davvero esemplare, le criticità sono altre semmai.

E quali sarebbero? Noi vediamo diversi pericoli e sono tutti ascrivibili al Comune ed alla fase realizzativa, non a quella di progettazione, vediamoli:

1. Il primo è puramente tecnico, il Comune avrebbe secondo noi dovuto fare un’indagine geologica (non compete ai progettisti, non gli è stato chiesto e non sono stati pagati per questo), non ci risulta che l’abbia fatta (saremo entusiasti di essere smentiti), questa è davvero importantissima perchè se il fondo dove verranno messe a dimora queste piante sarà buono allora la speranza che sopravvivano e crescano rigogliose è maggiore rispetto all’ipotesi inversa. E’ una mancanza importante che denota a nostro modo di vedere una leggerezza amministrativa a cui non riusciamo d abituarci, perchè sperare nella buona sorte se con una semplice indagine si poteva garantire un risultato migliore? E’ come se avessimo ingaggiato Gaudì per realizzare il disegno della nostra casa e poi decidessimo di usare materiali scadenti sperando che non crolli, se la casa poi crollerà o sarà piena di difetti dipenderà secondo voi da Gaudì o da noi che abbiamo scelto materiali sbagliati? Dipende molto dallo spessore e dalle capacità di chi ci amministra che ci paiono inversamente proporzionali a quelle di chi ha realizzato il progetto.

2. C’è poi l’annosa questione di condividere e informare oppure imporre e subire le decisioni, se si elegge qualcuno che ha a cuore le sorti del Paese è assai probabile che si confronterà col Paese stesso anche prima di prendere le decisioni che lo riguardano, avere il polso della società è una cosa rilevante, è un pò la differenza che c’è tra una Famiglia sana in cui ci si parla e ci si confronta ed una invece gravemente disfunzionale in cui qualcuno crede di essere un padrone pretendendo che gli altri ubbidiscano, così si finisce col farsi male.

Se invece si eleggerà qualcuno che ha interesse principale (se non esclusivo) a mettersi una fascia per farsi fotografare mentre taglia un nastro e si ritiene un feudatario allora questi probabilmente si riterrà libero (forse in dovere) di trattare il paese come un contado e i suoi abitanti come dei villani che non dovranno far altro che zappare la terra mentre lui, primus inter non pares, ne decide le sorti, anche qui parliamo di spessore istituzionale e questo  dipende sempre dalle scelte degli elettori, insomma se vi governa qualcuno che vi considera dei sudditi è perchè forse avete scelto di esserlo, se invece vi amministra qualcuno che ha cuore le vostre sorti è perchè avete deciso di non esserlo (dei sudditi).

Non si tratta necessariamente del “chiedere il permesso”, in realtà un’amministrazione è stata eletta per decidere e non per chiedere il permesso su ogni cosa ma quando le sue decisioni coinvolgono anche fisicamente il territorio, magari dopo averle prese (e sicuramente prima di eseguirle) una campagna di informazione, confronto e condivisione ci starebbe bene, le persone sarebbero informate, non si creerebbe un clima di sospetto e il progetto avrebbe più garanzie di avere successo che poi alla fine è ciò che dovrebbe importare di più.

Comunicare che la decisione è presa, che non si torna indietro, quando già i lavori sono iniziati secondo noi è una cosa dannosa, sbagliata e poco lungimirante.

Noi crediamo in un diverso modo di fare le cose che poi ci sembra anche più intelligente, un preventivo confronto avrebbe ad esempio permesso di rispondere e contemperare tutte quelle istanze (anche di segno contrario) che volevano conservare lo spiazzo libero ed asfaltato (buono per il mercato, utile per le emergenze di pubblica sicurezza, i piani di crisi etc….)  e che comunque vanno ascoltate sempre anche se manifestano qualcosa di diverso dal proprio desiderio, non è detto che siano sbagliate, non è detto che siano incompatibili.

3. La cosa secondo noi più importante poi un’altra, questo è un bosco che avrà successo solo se amato dai cittadini che lo potranno vivere, diversamente assisteremo all’ennesimo scenario post apocalittico di seccume, sporcizia e degrado.

Come pretendi di avere un successo in tali termini se non coinvolgi almeno le persone che vivranno a ridosso di esso? Ma te devi fare un miliardo di incontri con la Cittadinanza! Devi promuovere ogni forma di adozione civica di quel nuovo parco e devi farlo prima di approvarlo e comunque prima di realizzarlo altrimenti la gente lo vedrà come l’ennesima imposizione antipatica, l’ennesima spesa di soldi, l’ennesima boutade teatrale di un’amministrazione che tra tanti grigi ha bisogno anche di darsi qualche pennellata di verde.

4. Un’ulteriore questione riguarda poi il pericolo “politico” della vicenda, abbiamo già visto che questa amministrazione sia solita fregiarsi in termini di merito di qualcosa che serve spesso a nascondere una colpa, sapete ad esempio quale sia la nostra opinione sul PRG, questo sarà devastante per il nostro Paese e non sarà certo un bosco urbano a calmierare gli effetti che deriveranno dalla sua esecuzione, se si da esecuzione alla cubatura prevista dal PRG e dai piani integrati piantare questi alberi serve come la famosa foglia di fico che chi è nudo vuole convincersi possa coprire le proprie vergogne.

E quindi? Sappiamo che purtroppo, a causa dei cambiamenti climatici e dell’intrinseca vulnerabilità delle piante nei primi anni di vita, servirà molta cura e acqua per la sopravvivenza del bosco urbano.
Sappiamo che questi progetti, purtroppo, vengono finanziati per la fase di progettazione e realizzazione ma non pienamente finanziati per quella di gestione (sebbene il progetto sia fatto così bene da aver previsto specificatamente l’irrigazione primaria ed iniziale).

Sappiamo che quindi, ancora più importante sarà l’impegno dei cittadini, oltre che dell’amministrazione, a monitorare e in caso intervenire per far sopravvivere le piante fino a quando non saranno autosufficienti (vediamo se riusciamo ad evitare l’effetto via Pietro Nenni).
Abbiamo piena consapevolezza circa il fatto che comunque, purtroppo, in questi ultimi due pazzi anni di super temperature, abbiamo visto seccarsi anche piante secolari in boschi naturali ma soprattutto per questo, quindi l’impegno dovrà essere grande.

Non attendiamo il Comune, i Cittadini si trovano ora  di fronte ad una scelta che magari non hanno preso, che non gli sta simpatica e che gli è stata imposta ma abbiamo due alternative:

1 – Aspettare (l’invenitabile) morte delle piante, senza fare nulla, per il gusto di poter puntare il dito successivamente.

2 – Accogliere questo dono della Comunità Europea  (quasi 500.000,00 € di piante) e preservarlo rendendolo prezioso.

Noi abbiamo già scelto, come detto il progetto ci piace tantissimo e vogliamo assolutamente difenderlo dall’incapacità diffusa e documentata che lo farebbe fallire, per questo sollecitiamo con ogni energia che si dia immediatamente corso ad incontri tra i progettisti e la cittadinanza tutta, con specifico riferimento alle scuole in primis ed alle persone che vivono nella zona interessata, sollecitiamo con ogni forza ogni forma di adozione del bosco e delle sue singole piante con politiche di coinvolgimento.

Sono vostri di Diritto, se non ve li danno – PRENDETEVELI!

8 thoughts on “GLI ALBERI DI DIRITTO.

  1. Tutto esatto tranne non essere d’ accordo su due aspetti secondari (???).
    Il primo, smettiamola di parlare di cambiamenti e sconvolgimenti climatici. Gira su internet da tempo in filmato di interviste svolte per strada, a Roma, nel 1968 in cui gli intervistati, vigili urbani, spazzini ( si allora si chiamavano così) autisti ATAC e via dicendo in cui si a fermano temperature oltre i 35/36 gradi;
    Il secondo è il contare sull’intervento dei privati cittadini per “dissetare” i poveri alberi messi a dimora con acqua proveniente dai propri rubinetti e conteggiata dai propri contatori ACEA e sappiamo come stanno i rapporti con tale gestore

    1. Che dire Renato, è davvero difficile non essere d’accordo con te sul secondo punto, quanto al primo io direi una cosa che secondo me taglia la testa al toro e sulla quale mi piacerebbe sapere la tua, che si creda o meno al cambiamento climatico, che si creda o meno che dipenda da fattori umani io ritengo che rendere le nostre città più vivibili sia comunque doveroso, un viale alberato è meglio di un un viale non alberato, un parcheggio alberato è meglio di un parcheggio non alberato e via dicendo.

  2. D’accordo su tutti i punti, soprattutto sul discorso di metterci noi per primi nella condizione di tutelare e proteggere qualcosa di bello e utile per il nostro paese.
    Il mio animo utopico aspira a una comunità che raccoglie una busta di plastica in spiaggia anche se non è sua, spazza la strada pubblica davanti la propria attività commerciale e fa in modo che un bosco cittadino rimanga verde. Certo…come dice Renato pesa un po’ il discorso dell’acqua a spese nostre, ma se è previsto un piano di irrigazione, già nel progetto, magari sarà solo questione di metterci cura e amore.

  3. Tramite gli alberi ci arriva il nutrimento energetico grazie alla luce cioè la fotosintesi clorofilliana. Tale nutrimento scorre e discende fino a raggiungere le creature, che ne hanno bisogno per sostenersi in vita.
    Lungo l’Albero della Vita salgono i pensieri di coloro che desiderano esplorare reami sempre più vasti e perfetti dell’Essere.

  4. Mi rifiuro di credere che si siano (saranno) spesi 500 mila euro per creare un bosco urbano e non sia stata prevista la spesa di 1000 (mille) euro per un impianto di irrigazione a goccia, magari sotterraneo.

    1. Buongiorno Vincenzo, il progetto come detto è ben fatto e cosa che accade raramente non ha previsto solo la piantumazione ma anche l’irrigazione nella fase iniziale. Non ci risulta un impianto di irrigazione in tal senso ma speriamo che ci sia, il problema semmai è un altro, stanno vendendo (la foglia di fico) questo progetto come se al termine della piantumazione (che inizierà non prima di novembre 2024) avremo in loco alberi già alti 5 metri – scordiamocelo! Saranno alberelli davvero piccoli che dovranno crescere, si tratta di un progetto a lungo temine e per questo sarà indispensabile una cura nel tempo.

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