(Questa storia ricorda davvero molto da vicino quella dello studente un pò bullo perchè molto svogliato ed in compenso anche molto poco dotato che quando prende 3 va a piangere dalla Mamma che anziché aiutarlo a far meglio lo condanna a fallire rimproverando la Maestra).
Nella querelle “cunette” tra il Parco ed il Comune abbiamo visto uno scambio iniziato secondo noi in maniera noi non propriamente cavalleresca.
Da un lato il Comune che affida ai social lo sfogo (quasi un fallo da frustrazione) per essere stato “costretto” ad interrompere e ripristinare i lavori di realizzazione di alcune cunette in area protetta,
dall’altra il Parco che risponde (sempre via social) dicendo che in realtà aveva aperto un tavolo tecnico col Comune stesso e che gli aveva esplicitamente detto che per quel lavoro la Legge riteneva necessario il sua nulla osta ma che non avendo mai ricevuto la relativa richiesta non aveva neanche potuto rilasciarlo.
Il primo dato che rileva è che il comunicato del Parco non sia stato nè smentito nè replicato dal Comune quindi si deve ipotizzare che quel che ha affermato sia vero… almeno fino a prova contraria.
Facciamoci alcune domande, diamoci qualche risposta:
LE CUNETTE SI POTEVANO REALIZZARE?
Seguendo il giusto iter senza alcun dubbio si!
È sufficiente ricordare che la Legge Regionale 29/1997 (che trovate qui https://www.consiglio.regione.lazio.it/consiglio…/…) vieterebbe le opere di modificazione idrogeologica (art. 8 co 3 lett. M), ne consente peró la realizzazione (art. 8 co 4 lett. b) se questa è volta a “prevenire rischi documentati per l’integrità dell’ambiente e per la pubblica incolumità” e questo sembrerebbe essere il nostro caso (sempre per ipotesi perché non abbiamo alcun tipo di atto comunale che parli di queste finalità).
IL NULLA OSTA È NECESSARIO O NO?
Assolutamente si!
Serve proprio perché giustifica e va a disciplinare un caso di eccezione rispetto ad un divieto generico, proprio per questo tale tipo di intervento è sottoposto al nulla osta preventivo (art. 8 co 7 + art. 28 co 1 Legge Regionale 29/1997).
IL NULLA OSTA CHE IL PARCO HA RICHIESTO È QUINDI OBBLIGATORIO E NON PERCHÉ LO DICE IL PARCO MA PERCHÉ È PREVISTO DA UNA NORMA CHE ORAMAI VA PER I 40 ANNI.
COME SI RICHIEDE IL NULLA OSTA?
E’ semplicissimo!
Si permetta che stando quanto affermato dal Parco (e non contestato) il Comune era stato ampiamente preavvertito della necessità del nulla osta (e da quanto abbiamo compreso del fatto che sarebbe stato rilasciato immediatamente).
La richiesta di nulla osta si presenta riempiendo un modulo pre-compilato rinvenibile sul sito del parco stesso a questo indirizzo https://www.parcobracciano.it/…/area-download/modulistica/
Come potete vedere il modulo è di una semplicità disarmante.
Ci si impiega un quarto d’ora scarso a redigerlo volendo essere larghi di manica.
IL PARCO POTEVA EVITARE DI CHIEDERE IL NULLA OSTA? Assolutamente no!
Avrebbe creato un precedente pericolosissimo ed i suoi responsabili sarebbero incorsi anche in una responsabilità personale davvero rilevante anche in termini penalistici quindi se avesse chiuso gli occhi o non avesse dato seguito alle segnalazioni ricevute avrebbe commesso un illecito.
IL PARCO NON POTEVA NON CHIEDERE IL NULLA OSTA.
COSA AVREBBE DOVUTO FARE IL COMUNE?
Avrebbe dovuto semplicemente inviare la richiesta peraltro pre-compilato e sembra non lo abbia fatto.
La normativa in materia prevede anche che avrebbe dovuto accompagnare la domanda da uno studio di compatibilità ambientale e sembra non aver fatto neanche questo.
L’evoluzione normativa lo aiutava pure! Se inserito nella rete natura 2000 poteva mandare uno screening di incidenza che si redige scaricando il modello precompilato da questo indirizzo: https://www.regione.lazio.it/modulistica/14 e non ci risulta lo abbia fatto.
COSA AVREBBE DOVUTO FARE IL PARCO?
Ricevuta la richiesta con lo studio di compatibilità o con lo screening di incidenza (manca tutto!) avrebbe dovuto istruirla e quindi accoglierla o declinarla a seconda dei casi, il Parco ha affermato che sul tema aveva un tavolo tecnico aperto col comune (e non è stato smentito) deve quindi ipotizzarsi che avrebbe accolto la richiesta, in questi casi (in cui il confronto è preventivo) la risposta viene data immediatamente, a volte anche in giornata.
MA IL PARCO HA FATTO BENE A SOSPENDERE I LAVORI E AD ORDINARE IL RIPRISTINO?
Non si discute di bene o male, semplicemente non poteva fare altro, è esattamente ciò che gli è imposto di fare dall’art. 28 co 3.
LA SITUAZIONE POTEVA ESSERE SALVATA?
Se ci fosse stato qualcosa da salvare si, il problema è che in questo caso non esisteva un procedimento zoppo da poter correggere, la mancanza della richiesta iniziale da parte del Comune ha determinato la sostanziale inesistenza di un procedimento amministrativo da correggere e pertanto è anche difficile (non impossibile) ipotizzare una sanatoria postuma, detto ciò è come ragionare del sesso degli angeli perché il Comune non ha neanche tentato di salvare il suo operato ma ha ripristinato tutto senza neanche ipotizzare di salvare qualcosa.
Il quadro è schiacciante, le responsabilità del Comune sono secondo noi lapalissiane, il Parco ha fatto quello che poteva e più che dire al Comune cosa fare ancora prima che venisse fatto e mettergli a disposizione moduli pre-compilati per farlo sinceramente non riusciamo ad immaginare cosa potesse.
Se il Comune non è in grado neanche di riempire un modulo precompilato per fare due cunette può voler dire due cose:
- Non ha saputo farlo, in questo caso si parli di incapacità (incapacità di fare due cunette…)… lo studente poco dotato ed in compenso molto svogliato.
- Non ha voluto farlo – in questo caso si parli di arroganza istituzionale… lo studente bulletto che crede di poter fare quel che vuole (ad Anguillara ogni mattina….).
Secondo noi quando un bambino non è capace di fare qualcosa dovrebbe imparare ed essere aiutato a farla e non giustificato per il non volerla fare.
Quando non vuole fare quel che deve qualcuno dovrebbe dirgli che deve farlo lo stesso, per il suo bene e per quello di chi gli sta intorno che magari aveva tanto bisogno delle cunette.
Quando un bambino non fa quel che deve e va a piangere sotto la gonnella della Mamma (in questo caso i social) la Mamma dovrebbe dirgli che la maestra ha ragione.
Se la Mamma non lo fa è una Mamma poco intelligente che sta aiutando il figlio a fallire e fallire ancora e non si rende neanche conto che sarà lei stessa a pagare questo fallimento.
Dovrebbe dirgli che la Maestra ha ragione e che lui deve applicarsi di più perché in fin dei conti ha preso tre ad un compito elementare e non può che essere colpa sua ed invece se la prende con la Maestra.
Andare per social ad incolpare il Parco quando si è colpevoli di una tale sequela di mancanze è qualcosa di davvero infantile che non può reggere molto, se non sei uno studente volenteroso con questo approccio non puoi sperare di migliorare.
Puó – infine – sorgere il sospetto che si voglia attaccare l’Ente Parco, attribuendogli una colpa che invece è solo tua, per attaccare il parco stesso inteso come Area Protetta. In questo caso saremo di fronte ad un’ipotesi di disonestà istituzionale gravissima, speriamo che almeno questa bassezza ci venga risparmiata.
Consilieri
Leda Catarci e Francesco Falconi
La realtà e gli obiettivi del Parco sono ancora lungi dall’essere integrati nella mentalità locale sia istituzionale che civile. Si tratta di trovare sinergie più efficaci, ma anche stringenti(cioè rispettose dell’ambiente), che armonizzino in maniera ottimale questa convivenza, caratterizzata attualmente soltanto da disinteresse, inerzia, ostilità e amenità similari.